La patologia della spalla è, dopo quella del collo e della schiena, la più frequente malattia dell’apparato locomotore per la popolazione mondiale. Ogni anno, infatti, sono migliaia le persone che si sottopongono alla chirurgia artroscopica: interessa entrambi i sessi ed è senza esclusione d’età. Nel senso che può essere presente anche nei giovani sportivi (soprattutto nei confronti di quegli atleti che svolgono attività che implichino lanci con l’arto superiore come tennis, pallavolo, basket) oppure a causa di esiti traumatici da incidenti stradali automobilistici o motociclistici. Ma poi, andando avanti con gli anni, il fenomeno ha una base fondamentalmente artrosica degenerativa per cui i primi sintomi iniziano verso i 30-40 anni, per proseguire a fasi alterne, fino all’anzianità.

LA DEFINIZIONE
Con il dottor Norberto Confalonieri, specializzato in ortopedia e traumatologia, cerchiamo innanzitutto di capire cosa si intenda per artroscopia alla spalla: “Siamo nell'ambito della chirurgia mini-invasiva delle articolazioni oppure dei distretti del corpo umano. L’artroscopia della spalla è come l'artroscopia del ginocchio: si intende una chirurgia mini-invasiva attraverso dei fori, in genere sono tre come quelli per il ginocchio, per risolvere alcune patologie, forse non tutte, presenti all'interno dell'articolazione della spalla”.

SITUAZIONI CRITICHE
Si tratta di un intervento che che può servire in tantissime situazioni critiche: “Soprattutto in questo modo si tratta la periartrite scapolo-omerale, il famoso conflitto acromion-claveare, il conflitto subacromiale, le lesioni del labbro, del cercine, alcune lesioni della cuffia dei rotatori, insomma tutte quelle patologie alle quali si può accedere dall'interno senza aprire l’articolazione della spalla. Il tutto avviene quindi senza fare una grande incisione, ma attraverso solo tre piccoli buchi”.

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