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Con la mini protesi si può dare una risposta ai dolori e ai problemi degenerativi dell'anca

Con la mini protesi si può dare una risposta ai dolori e ai problemi degenerativi dell'anca

Il concetto generico di mini-invasività nella chirurgia protesica dell’anca prevede l'inserimento di una protesi attraverso una minima incisione cutanea e un assente o minimo sacrificio delle strutture muscolari e capsulo-legamentose. Ma per saperne di più abbiamo rivolto alcune domande al dottor Norberto Confalonieri, specializzato in chirurgia ortopedica presso la casa di Cura San Camillo di Milano. “La mini protesi dell’anca - spiega subito il dottor Confalonieri -  è la vera mini-invasività nella ricostruzione dell'articolazione dell'anca affetta da artrosi”. E a questo punto, ovviamente, non può mancare una breve dissertazione sull’artrosi: “È la malattia più diffusa della terza età perché sicuramente noi con la medicina abbiamo allungato di molto la vecchiaia, ma le articolazioni non sono state create per durare così a lungo e perciò spesso vanno incontro a degenerazione, soprattutto la cartilagine di rivestimento”.

L’OSSO SCOPERTO
Che cosa succede nello specifico? Ancora il dottor Confalonieri ci viene in soccorso: “Andando incontro a degenerazione, si scopre l'osso. E quando si scopre l'osso, inizia a far male l'articolazione dell’anca. Ecco allora che si impone la sostituzione dell'anca con una protesi. Mini protesi vuol dire protesi più piccole. Oggi come oggi si riescono a impiantare protesi con uno stelo più corto, addirittura con la modularità del collo, per avere maggiore precisione e una minore invasività e una minore aggressione al paziente. Più in generale, una minore aggressione chirurgica”

CHI PUÒ SOTTOPORSI ALL'INTERVENTO
Si è parlato di degenerazione dovuta alla vecchiaia e di pazienti tendenzialmente anziani. Ma in realtà, come spiega il dottor Confalonieri, il discorso si può sicuramente allargare: “A questo tipo di intervento possono sottoporsi di solito i pazienti anziani, pazienti della terza età, perché in questa fase la cartilagine non sopporta più il peso e i traumi (o magari anche dopo un'attività sportiva intensa da giovane) ed ecco che soffre. Quando il paziente ha un dolore intenso anche notturno e non riesce più a sopportarlo, oppure quando fa fatica a camminare e non riesce a fare più di 200 metri senza cominciare a zoppicare, allora si impone la sostituzione dell'articolazione dell'anca con una protesi. In base alla taglia del paziente, si tende ad accorciare lo stelo e a usare protesi sempre meno grandi e sempre più piccole per essere sempre meno invasivi nei confronti del paziente”.

 

Guarda il video del dottor Confalonieri

 

Foto: it.freepik.com

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