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Prevenzione delle cadute, visita medica e nuovi trattamenti: uno sguardo alla medicina dello sport

2022-03-16
Prevenzione delle cadute, visita medica e nuovi trattamenti: uno sguardo alla medicina dello sport

Il medico dello sport ha il compito di certificare l’idoneità all’attività sportiva agonistica, ma anche quello di trattare le patologie traumatiche e agire sulla prevenzione. Ma quali sono le buone norme da seguire, quando è il caso di rivolgersi ad uno specialista e come si svolge la visita medica? Ne abbiamo parlato con il dottor Bucci, specialista in ortopedia, traumatologia e medicina dello sport, che ci ha spiegato anche le novità nei trattamenti e l'innovazione della tecnica mininvasiva.

Quando  rivolgersi al medico dello sport?

Quando uno sportivo, un atleta che sia o meno di livello agonistico, ha una qualche patologia legata allo svolgimento del gesto atletico, o della sua attività sportiva, si deve rivolgere al medico dello sport per una prima diagnosi.
Poi in base a questa il medico stabilisce se è il caso di demandare l’intervento terapeutico all’ortopedico o al fisiatra, oppure se farsene carico, intervenendo anche con delle azioni di prevenzione.
Infatti, l’atleta o lo sportivo con una patologia legata ad un gesto atletico può essere curato anche dal medico specialista in medicina dello sport se tale patologia rientra nell’ambito delle sue competenze, capacità ed esperienze.

 

E come avviene la visita medica, quali sono le procedure?

Uno dei compiti dello specialista in medicina dello sport è quello di medico certificatore: visitare un atleta e rilasciare un certificato di idoneità che è richiesto per legge sul territorio italiano e non solo.
La visita medica completa varia poi a seconda dell’idoneità richiesta per i vari tipi di sport. La procedura è quella di una visita medica generale, e in alcuni casi, di una visita anche un poco più specialistica dove è necessario richiedere l’intervento di altre figure tipo il neurologo per i pugili o per gli sport di volo.
Un altro compito è quello di un qualsiasi medico: formulare una diagnosi e possibilmente una terapia.
Da caso a caso quindi il medico dello sport può avvalersi anche di determinate strumentazioni di accertamento come l’ecografia, oppure richiedere delle radiografie, una TAC o una risonanza magnetica. A seconda della patologia dell’atleta, insomma, si stabiliscono le necessità diagnostiche.

 

Possiamo parlare di prevenzione in caso di lesioni e cadute?

Assolutamente sì, anzi, è fondamentale parlare di prevenzione. Uno dei compiti dello specialista in medicina dello sport è proprio quello di fornire all’allenatore, ai preparatori e all’atleta stesso tutta una serie di suggerimenti e di consigli per cercare di prevenire alcune patologie, siano esse degenerative o traumatiche.
Ci sono molte patologie oggi che siamo in grado di prevenire. Inoltre con i giusti accorgimenti di prevenzione possiamo limitarne l’incidenza e favorirne la cura e la scomparsa. È proprio questo l’obiettivo del medico dello sport, unitamente a quello dell’ortopedico, del fisiatra, dell’allenatore, del preparatore e non solo. Parlo per esempio di chi fornisce le attrezzature sportive. Pensiamo alle scarpe sportive utilizzate oggi da coloro che si dedicano alla corsa: sono studiate proprio per prevenire determinati tipi di lesioni e in questo il parere del medico specialista in medicina dello sport è stato ed è tuttora fondamentale.

 

Passando invece alle terapie, ci sono dei nuovi trattamenti nella medicina dello sport?

La medicina dello sport, e di conseguenza anche l’ortopedia, è in costante aggiornamento. Sicuramente, una delle innovazioni più recenti che trova il maggior ambito di applicazione nell’ambito della medicina dello sport e di ortopedia è relativa ai fattori di crescita. Questi vengono utilizzati nel trattamento della patologia degenerativa delle cartilagini, che è statisticamente tra le più frequenti in ambito sportivo. Spesso accade infatti di voler andare oltre i propri limiti senza però accertarsi di avere un adeguato allenamento, e questo porta nel tempo a diverse patologie.
Nel campo delle innovazioni ci sono poi le tecniche chirurgiche e diagnostiche che vengono perfezionate sempre di più.

 

Quando invece è possibile intervenire con la chirurgia mininvasiva?

Innanzitutto la chirurgia mininvasiva non è appannaggio solo della chirurgia ortopedica: pressoché in tutte le chirurgie oggi si cerca di essere mininvasivi. Si cerca infatti di limitare allo stretto necessario l’inevitabile danno che il chirurgo crea al tessuto per poter risolvere un problema.
La mininvasività poi nel campo delle patologie legate allo sport caratterizza - oserei dire e sbilanciarmi - ormai la stragrande maggioranza degli interventi. Basti pensare alla lesione del crociato anteriore che oggi viene operato in artroscopia: quanto di meno invasivo esista nel campo della chirurgia. Tutta la chirurgia artroscopica del ginocchio, della spalla, ma persino molte patologie tendinee e rotture tendinee e non, vengono trattate oggi con mininvasività e cioè con il minor traumatismo sui tessuti e quindi con il maggior risparmio dei tessuti. Questo è sicuramente il vero futuro non solo in ambito sportivo, ma nella chirurgia in generale.

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