Portale della Fondazione Opera San Camillo - Da chierichetto a sessanta anni di sacerdozio: il racconto di padre Giuseppe Barzaghi - Da chierichetto a sessanta anni di sacerdozio: il racconto di padre Giuseppe Barzaghi - Milano

Da chierichetto a sessanta anni di sacerdozio: il racconto di padre Giuseppe Barzaghi

2019-05-25
Da chierichetto a sessanta anni di sacerdozio: il racconto di padre Giuseppe Barzaghi

Padre Giuseppe Barzaghi, quest’anno festeggia i sessant’anni di sacerdozio. Si ricorda come tutto è cominciato?
Dopo le elementari ho cominciato a fare il chierichetto e lì ho incontrato un padre camilliano, a Giussano. Sai, quando fai il chierichetto ripeti un po’ i gesti del prete e così, quando padre Giulio Colzani mi ha chiesto se volevo andare in seminario, ho detto sì, anche se senza tanta convinzione. Sono partito che piangevo, perché mi staccavo da casa: era appena finita la guerra. Prima le medie, a Villa Visconti, e poi a Verona il noviziato e il liceo classico. Gli studi in teologia, invece, a Rossano Veneto, vicino a Bassano. Si studiava in seminario e poi si andava a fare gli esami fuori, da privatisti. In matematica sono sempre stato un po’ debole, preferivo le materie letterarie.

Come mai la scelta di diventare camilliano?
All’inizio è stata casuale. L’unica circostanza è questo padre camilliano che mi ha infervorato, mi ha parlato, mi ha trasmesso entusiasmo. Senza padre Colzani, mai avrei pensato di fare il camillliano. Poi però, ho colto bene tutti gli insegnamenti legati a San Camillo De Lellis: e così la cura agli infermi e la presenza negli ospedali è stata la mia vera vita sacerdotale

Quindi, una volta presi i voti e finiti gli studi, ha subito cominciato a stare con i malati?
Sì, e all’inizio non è stato semplice. L’impatto con l’ospedale, avvicinare l’uomo con le sue tematiche giornaliere e in più con le sue problematiche di malato, ha avuto le sue problematiche. Ma proprio lo spirito di san Camillo è stato quello che mi ha aiuto e mi ha fatto capito di aver preso la decisione giusta, diventando camilliano. Ho girato tantissimi ospedali: Mestre, Sondalo, Desenzano sul Garda. E poi il Sacco, a Milano, e ancora a Cremona, dalle suore camilliane. Un anno a Pavia. Tante esperienze, ma tutte nel “lombardo veneto”.

Ci racconti la sue esperienza nel Sanatorio di Sondalo
Sondalo è in montagna, a mille metri di altezza, tra Bormio e Livigno. Il posto è bellissimo, la struttura è stata costruita ai tempi di Mussolini, quando la tbc era esplosa in maniera tremenda e colpiva le popolazioni più povere e più disagiate. Era un Sanatorio a livello nazionale, quindi si trovavano persone di tutti i generi e di tutte le avventure sociali. C’erano carcerati, qualche assassino, gente per bene. Un periodo difficile, si stavano sperimentando medicine che non c’erano mai state. C’era la famosa cura Monaldi, un medico napoletano che aveva messo a punto uno studio rivoluzionario, che consentiva di iniettare direttamente il farmaco nel polmone. Era un po’ a rischio, non si sapeva come avrebbe reagito il polmone, e noi preti dovevamo anche tranquillizzare, rassicurare. C’erano nove padiglioni, un cappellano per padiglione. I pazienti erano tutti solo maschi e molti particolarmente irritati contro il Signore: si chiedevano perché fosse capitato proprio a loro di contrarre la tbc, si lamentavano per aver lasciato la famiglia lontana, c’erano tanti giovani, spesso la degenza durava sei mesi e più, il tempo non passava mai. Bisognava avere cautela, un attimo e ti mandavano a quel paese, ti urlavano di non farti più vedere. Noi cappellani dovevamo fare di tutto, anche l’arbitro di tennis, quando giocavano, o il guardiano della piscina.

C’è un episodio particolare che ha toccato la sua vita?
Ricordo che a Pavia, un giorno, arrivò un signore. E, come mi abitudine, provai ad approcciarlo, in maniera discreta, senza chiedere subito una confessione o una comunione. Ma non mi diede tempo: se ne vada, mi ha detto anche in malo modo. E così ho fatto. Ogni tanto passavo, senza intromettermi, ma lui mi vedeva e non fiatava. A un certo punto è guarito e prima di uscire ha voluto parlarmi, dirmi che tutti i preti avrebbero dovuto essere come, me, che non gli avevo dato un messaggio religioso, che non avevo cercato di confessarlo o comunicarlo. E in chiesa ho poi trovato un mazzo di fiori: non c’era mai stato e non è venuto nemmeno quella volta. Però con quei fiori aveva comunque detto tanto.

Prenota telefonicamente

Per prestazioni ambulatoriali e diagnostica per immagini

Chiamare il numero 02675021
Dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 18.00
Sabato dalle 8.00 alle 12.00

Prenota di persona

Presso gli sportelli del Poliambulatorio:

  • dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 18.30
  • sabato, dalle 8 alle 12

Prenota online

Puoi prenotare le Prestazioni ambulatoriali online collegandoti qui
 

Successivamente all'invio della richiesta verrà richiamato da un operatore del CUP per scegliere il giorno e l'orario preferiti.

Dal sito web si possono anche ricevere informazioni di carattere generale.

Indicazioni utili per il ricovero

Se stai per affrontare un ricovero in Casa di Cura qui puoi trovare tutte le informazioni che ti occorrono...

L'attività di ricovero

Gli ospiti della Casa di Cura San Camillo hanno a disposizione 96 posti letto per ricoveri ordinari...

Gli enti convenzionati

La Casa di Cura è convenzionata con assicurazioni, fondi integrativi, fondi sanitari, aziende e casse mutue...

Attività chirurgica

La Casa di Cura San Camillo dispone di quattro sale operatorie che garantiscono il rispetto...

Setto nasale deviato? A volte non è solo una questione estetica, ma una condizione che può avere conseguenze sulla corretta respirazione.

Una patologia che non presenta sintomi evidenti e che spesso passa totalmente inosservata

Un'occasione per ricordare i tanti risultati raggiunti a livello globale, nazionale e locale, ma anche per guardare avanti alle prossime sfide.